Un ricordo di Giancarlo Donati


E’ mancato, mi hanno detto, nel giorno di Natale. Ho subito pensato: il Signore che è venuto per noi proprio in quel giorno, se lo sarà portato direttamente in Paradiso! Perché sono certo che Giancarlo Donati, il Paradiso in cui credeva fino in fondo, se lo sia meritato. All’ANMIRS conoscevano tutti il dottor Donati e ancora meglio lo abbiamo conosciuto noi, del Fondo Pensione, con cui aveva collaborato per tre anni come Consigliere di Amministrazione.
Ebbi il primo incontro con lui in occasione di un Accordo aziendale per il suo Ospedale, del quale era da sempre stato Rappresentante sindacale: avevo potuto notare subito uno stile fatto di semplicità e della proposizione convinta delle idee di cui era portatore, della sua visione forse idealistica delle persone e delle soluzioni, ma soprattutto mi avevano colpito la grande vitalità che emanava e la straordinaria disponibilità ad occuparsi dei problemi altrui.
Nell’Accordo aziendale che lo aiutammo a firmare, il ridimensionamento di posizioni economiche, acquisite ma del tutto sproporzionate, grazie all’introduzione di una ridistribuzione in “pool” delle compartecipazioni, gli era costato qualche inimicizia ed incomprensione da parte di colleghi.
Mi diceva, che ciò lo aveva fatto parecchio soffrire, ma era convinto di aver agito con equità.
Anche nel Fondo Pensione si era impegnato da subito, all fine degli anni ’80, come responsabile locale, anticipando con acume l’opportunità di integrazioni aziendali e volontarie nella previdenza integrativa: il suo entusiasmo e la sua passione, uniti alla volontà di “mettere ordine” in una situazione di versamenti che, nei primi anni, erano confluiti erroneamente nelle quote contributive versate dall’Amministrazione, invece che in quelle volontarie, furono determinanti nel 1998 per accettare il mio invito di far parte del Consiglio che si rinnovava. Insieme, con soddisfazione, abbiamo festeggiato, proprio durante l’Assemblea del Fondo che si è tenuta in settembre a Treviso e Conegliano, la conclusione delle operazioni di completa ricostruzione delle posizioni assicurative personali sua e dei colleghi del suo Ospedale.
Ci disse che lasciava il Consiglio con rimpianto, solo perché prossimo alla pensione e perché avevamo ottenuta la disponibilità di un altro collega per sostituirlo, altrimenti sarebbe volentieri rimasto!
Ci eravamo ripromessi di organizzare una delle prossime riunioni proprio a Conegliano, per festeggiarlo e ringraziarlo anche dell’impegno profuso per organizzare il suo e nostro Congresso!
Ce l’ha portato via una malattia incurabile, esplosa in maniera incontrollata.
Rimane però indelebile nel mio cuore la sua testimonianza spirituale, che desidero condividere con tutti, soprattutto con quelli che aveva più cari, la sua famiglia.
Nel giorno che mi raccontò in dettaglio, personalmente, la diagnosi infausta, concluse: “come medico so che mi resta poco da vivere, anche se sono pronto a lottare fino alla fine, ma come cristiano dico due cose: primo, che prego per un possibile miracolo e secondo che, se esso non potrà esserci, offro la mia malattia, la sofferenza e tutto quanto capiterà, per il bene futuro di mia moglie e dei miei figli”.
Grazie, Giancarlo - gli ho potuto dire in occasione di quella e di una successiva telefonata e voglio confermargli oggi - perché quando ti telefono per esserti vicino, sento di ricever da te qualcosa di molto più grande di quel poco che mi riesce di darti!

Paolo Spagnolli